Cosa succede alle aziende tecnologiche?

In Usa vengono chiamate FANG, acronimo preso da Facebook, Amazon, Netflix e Google, le principali aziende rappresentative del settore tecnologico degli ultimi anni; le potenzialità legate allo sviluppo di questo settore hanno attirato molti investitori negli anni e i prezzi di queste azioni sono decollate a tal punto da diventare in valori assoluti le aziende più grandi del mondo.

Stiamo ora assistendo a un periodo di crisi del settore, gli undicimila licenziamenti di Meta (alias Facebook), i licenziamenti di Twitter e i conti non brillanti degli ultimi trimestri stanno riportando con i piedi per terra aziende e investitori connessi, pensate al crollo vertiginoso di Netlfix.

Abbiamo toccato con mano la sempreverde rivalità tra azioni “growth” e “value” dove le prime ci riconducono appunto al settore tecnologico con poco capitale, pochi investimenti ma tantissima crescita potenziale mentre il secondo comparto guarda alle imprese della cosiddetta vecchia economia che fanno uso di capitale, investimenti e producono beni e servizi il più delle volte tangibili (lavatrici, automobili, banche e assicurazioni, farmaceutici)

Da inizio anno la tendenza è quella di premiare le aziende Value, ovvero che hanno i conti economici e patrimoniali forti e in grado di essere resilienti di fronte ai cambiamenti di economie e mercati e magari performare bene anche in contesti recessivi o di rialzi dei tassi d’interesse.

Tutto il settore bancario infatti normalmente ottiene benefici dal rialzo dei tassi d’interesse mentre le aziende che producono beni di prima necessità non vengono particolarmente toccate dalle riduzioni di consumi tipiche dei periodi recessivi.

Le aziende growth invece traggono vantaggio dai periodi di ottimismo dove i mercati scontano aspettative future molto rosee e queste si riflettono sugli utili potenziali di queste aziende dalle enormi possibilità di sviluppo; nel contesto attuale queste caratteristiche non brillano e infatti i mercati tecnologici accusano il colpo in misura maggiore rispetto alla “old economy”.

Attenzione però che una ripresa o aspettative di ripresa potrebbero ancora cambiare le carte in tavola e riportare il comparto tecnologico sulla cresta dell’onda, dipende sempre dalle aspettative del settore.

(15.11.2022)

(rubrica a cura del dott. Andrea Rizzini - Consulente ed Analista Finanziario)