Il rapporto tra il prezzo delle azioni e gli utili aziendali

Uno degli indicatori più utilizzati per capire se i mercati azionari sono sottovalutato o meno mette in relazione il prezzo delle azioni con gli utili delle aziende sottostanti.

Con parole povere possiamo dire che i prezzi dei titoli azionari incorporano le previsioni di futuri utili delle aziende, quindi per fare un esempio un’azione che quota 20 euro e l’utile dell’azienda diviso per il numero totale delle azioni è di 1 euro significa che l’azione quota venti volte l’utile aziendale.

Stiamo comprando un pezzettino di azienda pagandola venti volte l’utile che genera ogni anno.

Questo rapporto cambia a seconda dei settori che stiamo considerando, ultimamente ad esempio il settore tecnologico aveva un rapporto molto alto perché le previsioni di crescita degli utili aziendali aumentavano in prospettiva anche i prezzi azionari.

Ma cosa succede se gli utili delle aziende sono rivisti al ribasso? Per esempio durante una recessione? Se calano gli utili per mantenere un rapporto prezzo/utile per azione costante dovrà calare anche il prezzo delle azioni e se per caso le previsioni sono per cali ancora più consistenti nel tempo il crollo dei prezzi può essere verticale.

Questa premessa per dirci che al momento dopo gli ultimi ribassi di mercato il rapporto tra prezzo e utile per azione è calato e quindi i mercati si sono un po’ “raffreddati” dal precedente surriscaldamento; qualcuno inizia ad intravedere quindi livelli accettabili per rientrare nei mercati ma possiamo solo basarci su questo rapporto?

In realtà se davvero l’economia globale dovesse affrontare un periodo di recessione potremmo rimanere “incastrati” da questo rapporto, se ad esempio gli utili dovessero calare a parità di prezzo delle azioni il rapporto prezzo/utili salirebbe e potrebbe risultare eccessivo pur in costanza di prezzi azionari e quindi di assenza di guadagni.

In questa condizione potremmo assistere nuovamente a un calo dei listini o a un costante ribasso che mantenga il rapporto prezzo/utile sempre “raffreddato”.

Come ogni cosa quindi anche gli indicatori vanno presi con le pinze e soprattutto messi in raffronto alle dinamiche economiche complessive dei mercati prima di prendere decisioni basandosi solo su di essi.

(31.05.2022)

(rubrica a cura del dott. Andrea Rizzini - Consulente ed Analista Finanziario)