La prossima a crollare sarà la Cina?

Le azioni Cinesi hanno subito un duro tracollo la settimana scorsa quando dichiarazioni non tanto fortunate a parziale favore della Russia sono apparse sui giornali.

Dopo le rassicurazioni e la telefonata con il presidente Statunitense il rimbalzo del mercato Cinese è stato notevole a tal punto che le azioni del comparto asiatico hanno recuperato quanto perso in precedenza.

Il movimento però ci ha fatto capire ancora una volta quanto i destini di tutto il mondo siano ormai legato a doppio filo gli uni agli altri; come nella pandemia anche le guerre e le conseguenze economiche sono tutte “globalizzate”.

Non è più possibili per nessun paese al mondo per quanto grande sia slegarsi dalla globalizzazione e soprattutto dalla finanza mondiale che decide le sorti dei paesi coinvolti nel conflitto.

Il default della Russia è ormai alle porte e anche un gigante come la Cina potrebbe subire lo stesso destino se decidesse di schierarsi definitivamente con la Russia o peggio ancora dare il là all’invasione di Taiwan che da sempre è nelle mire di Pechino.

Da un certo punto di vista il collegamento finanziario è un freno ai conflitti mentre da un altro è capace di crearli o anche di creare situazioni speculative in grado di abbattere interi mercati.

La finanza mondiale insomma è un personaggio scomodo con il quale dovremo convivere mentre il problema vero potremmo averlo nel momento in cui i mercati dovessero decidere di disinteressarsi delle questioni geo politiche o nel momento in cui il personaggio diventi troppo esuberante e richieda sempre più “stimoli” per poter vivere.

La finanza mondiale insomma è al pari di un “festaiolo” che desidera divertirsi sempre più e vuole sempre più stimoli mentre dovremmo riportarlo sulla terra ed evitare che perda il controllo.

Negli ultimi anni i cali di mercato hanno sempre rappresentato buoni momenti di ingresso sui mercati azionari mentre quello a cui stiamo assistendo ora sembra più simile a un possibile mercato ribassista di medio periodo.

In questo tipo di contesto i piani di accumulo svolgono egregiamente il loro dovere ammortizzando il costo di acquisto dei titoli ed eliminando il rischio di un ingresso nei mercati con tempistiche non favorevoli.

Non è l’unica soluzione ma per lo meno è un modo per evitare il fattore emozionale sui nostri risparmi.

(25.03.2022)

(rubrica a cura del dott. Andrea Rizzini - Consulente ed Analista Finanziario)