Venti di guerra e cali dell'azionario diffusi

E’ tutto da dimostrare che i cali dei mercati azionari di questo periodo dipendano unicamente dai giochi di forza della Russia ai margini dei suoi territori ma vero è che lo stato dittatoriale in questione sta rialzando la testa e mettendo in crisi il modello di sviluppo democratico occidentale.

Attraverso la disintegrazione forzata dell’opposizione e la forza bruta il regime russo sta minando la pace mondiale, sta bussando alle porte dell’Europa con i carri armati rievocando venti di guerra, annessioni ed invasioni che non si vedevano su così larga scala dalla Seconda Guerra Mondiale.

Questo disastro umano sta affliggendo giustamente anche le borse di mezzo mondo che hanno virato in rosso complice la paura che l’escalation di violenza possa generare una rottura completa con la Russia e una guerra commerciale (e non solo…) senza quartiere.

Il tutto capita in un momento in cui le forniture energetiche, sempre per volontà dello stesso stato che sta attentando alla pace mondiale, hanno avuto un incremento di prezzi senza precedenti mettendo in crisi le industrie Europee che si riforniscono in larga scala dalla Russia.

Il valore delle azioni cala perché caleranno i margini aziendali con il prezzo dell’energia e del gas alle stelle e cala anche il valore delle obbligazioni perché parte dell’aumento dei prezzi si riverbererà verso i consumatori finali implicando un’inflazione che dobbiamo ancora scoprire del tutto.

Siamo sempre concordi nel dire che una pausa dai mercati rialzisti è fisiologica e logica ma la combinazione di eventi negativi sta mettendo a dura prova la tenuta dei mercati finanziari ed ora anche i titoli obbligazionari a basso rating americani stanno cedendo il passo, segno di una ritirata da tutto il comparto rischioso.

Negli Usa l’inflazione è già volata oltre il sette percento a causa dell’enorme stimolo monetario ed economico messo in campo dall’amministrazione Biden durante la Pandemia, quasi duemila miliardi di investimenti che hanno avuto come contropartita l’aumento esagerato dei prezzi delle materie prime sempre più richieste e meno reperibili sui mercati.

Sperando in una risoluzione della crisi in Ucraina che non comporti l’annessione di un paese libero e morti inutili dobbiamo lavorare per l’indipendenza energetica pulita in modo da eliminare le armi a disposizione dei regimi dittatoriali per destabilizzare economie e mercati.

(21.02.2022)

(rubrica a cura del dott. Andrea Rizzini - Consulente ed Analista Finanziario)