I mercati azionari non riescono a invertire la rotta

I presupposti ci sarebbero tutti: i mercati sono in cosiddetto “ipervenduto” e quindi non ci sono quasi più compratori ma solo venditori di azioni, gli investitori sono guidati da idee pessimistiche e le aspettative sono al minimo storico, i mercati sono in pieno territorio negativo e i valori raggiunti dai prezzi delle azioni rispetto agli utili prospettici delle aziende si sono raffreddati adeguatamente.

Nonostante tutto ciò i mercati non riescono a strappare al rialzo e a riprendere per lo meno un andamento laterale, ogni volta che provano a risalire la china le mani forti dei mercati usano questi spunti al rialzo per coprire i propri patrimoni da ulteriori ribassi e questo scatena le vendite sull’azionario.

Obbiettivamente ciò che spaventa di più i mercati è l’imprevedibilità del conflitto bellico tra Russia e Ucraina, come sempre abbiamo spiegato è l’incertezza che affossa le borse perché in un periodo di incertezza gli investitori tendono a non investire non sapendo che direzioni potrebbe prendere il mercato.

Vero è che la paura di un’escalation nucleare potrebbe mettere a rischio il futuro delle economie occidentali per molti anni e quindi la preoccupazione appare ora molto concreta.

Non è facile gestire la situazione e i continui ribassi dei mercati, certo una soluzione alla crisi bellica o in ogni caso un calo dei prezzi energetici potrebbe almeno riportare in territorio laterale i mercati ormai esausti dalle vendite di questo pessimo 2022.

Se guardiamo alla storia degli ultimi cento anni dei mercati siamo in un periodo dove l’accumulo di posizioni azionarie ha sempre dato benefici nel lungo periodo, per accumulo intendiamo proprio i classici piani di accumulo che tendono a mediare i prezzi durante la discesa dei mercati e beneficiare quindi di un punto di partenza più basso in caso di ripartenza senza per forza dover entrare sui mercati nel momento più propizio.

La scelta dei mercati poi è il punto cruciale, certamente eviteremmo i mercati interessati dal conflitto bellico per ovvie ragioni anche pratiche visto che gli investimenti sono di fatto bloccati verso questi paesi; in periodi di ribassi sui mercati i comparti che normalmente resistono meglio sono quelli detti “difensivi” ovvero legati ai beni che comunque dobbiamo comprare (consumer) oppure alla sanità e ricerca scientifica sanitaria.

(18.10.2022)

(rubrica a cura del dott. Andrea Rizzini - Consulente ed Analista Finanziario)