La nuova geopolitica mondiale e come si riflette sugli investimenti

Ci stavamo già abituando a un momento storico di ripresa, di inflazione e di sfide future e come spesso accade la terra ci è crollata sotto i piedi.

Dopo due anni di pandemia, di sofferenza e finalmente di rinnovata speranza arriva la guerra in Europa, il nostro continente e ormai la nostra patria per noi cittadini Italiani ben consci di essere Europei.

Non si può mai star tranquilli ma questo è un effetto della contemporanea iper-velocità che abbiamo nelle nostre vite, sembra passare tutto in fretta e quel che rimane, di sostanza, si riduce sempre di più.

La geopolitica mondiale ha preso una direzione, Cina e Russia sembrano aver formato un nuovo asse contrapposto alle potenze Nato, tra dittature la cooperazione però non può durare a lungo, l’alleanza si basa sugli interessi economici della Cina e su quelli imperialistici della Russia.

Mentre il gigante militare sovietico è effettivamente un nano economico in rapporto alla popolazione la Cina ormai ha interessi in tutto il mondo ed ha interesse soprattutto ad evitare il blocco commerciale mondiale visto che la sua economia si basa ancora fortemente sulle esportazioni in occidente (soprattutto negli Stati Uniti).

Ancora molti paesi al mondo non hanno preso una posizione netta tra questi due schieramenti, l’India ad esempio avrà un peso notevole nei prossimi vent’anni vista l’enorme popolazione e il valore che assumerà la sua economia se riuscirà a sganciarsi definitivamente dagli integralismi religiosi interni.

Questo riassetto mondiale avrà conseguenze anche sui mercati azionari ed obbligazionari mondiali, la ricchezza rimane saldamente in mano al mondo occidentale anche se la Cina controlla sempre più risorse necessarie al mondo “sviluppato” provenienti soprattutto dall’africa dove ormai il gigante asiatico è in pieno controllo di miniere e industrie estrattive; pensiamo ad esempio al cobalto della repubblica del Congo.

Le sanzioni economiche ma soprattutto finanziarie rivolte alla Russia, unitamente ai declassamenti di rating che già sono arrivati e si intensificheranno in futuro, escluderanno di fatto il paese da tutti quei fondi e comparti d’investimento relativi ai BRICS e ai paesi emergenti in genere provocando uno slittamento ancora più deciso di risorse verso la Cina.

 

(04.03.2022)

(rubrica a cura del dott. Andrea Rizzini - Consulente ed Analista Finanziario)