Lo strano caso dei tassi d'interesse europei

Studiando economia politica ci hanno sempre insegnato la relazione tra i tassi d’interesse ufficiali e l’aumento dei prezzi.

I tassi d’interesse sono, per intenderci, l’Euribor, l’IRS, il tasso BCE e rappresentano il costo del denaro a livello europeo per gli istituti di credito.

In poche parole le banche raccolgono denaro a questi tassi e poi lo impiegano aggiungendo uno “spread”, un margine, prestandoli ad aziende e privati cittadini.

Normalmente i tassi d’interesse vengono utilizzati per calmierare l’aumento dei prezzi al consumo, questo perché un aumento dei tassi d’interessi significa un aumento del costo per imprese e cittadini di prendere a prestito del denaro per investire nella casa, nell’automobile o in macchinari e sviluppi industriali.

Per questa ragione nel corso della storia i valori di questi due tassi (inflazione e tassi d’interesse) si sono sempre rincorsi con tempi molto ravvicinati.

Ora sembra che anche questa “regola” economica sia stata screditata da un mercato economico e finanziario che è ben diverso da quello che si studia nei libri di scuola; i tassi d’interesse a breve termine rimangono inchiodati a zero o addirittura negativi mentre l’inflazione galoppa oltre i sei punti percentuali.

Solamente i tassi a medio e lungo periodo stanno iniziando a vedere un rialzo, come conseguenza i finanziamenti e i mutui a tasso fisso che contraggo in questo momento hanno un costo maggiore mentre quelli a tasso variabile non hanno ancora iniziato la salita.

Cosa succederà in futuro? Non lo sappiamo, come al solito, ma le strade possono essere sostanzialmente due: o si ridurrà l’inflazione e quindi potremo mantenere dei tassi d’interesse a breve ancora contenuti oppure l’aumento dei prezzi proseguirà la sua corsa e anche la Banca Centrale Europea sarà costretta ad alzare i tassi d’interesse per raffreddare l’economia.

Da questo punto di vista i problemi potrebbero riguardare soprattutto i risparmiatori che hanno un mutuo sulle spalle e le imprese che si finanziano a tasso variabile, se perdureranno bassi tassi d’interesse si avrà convenienza a mantenere le condizioni in un intorno di inflazione mentre invece se questi si adegueranno alla situazione potrebbe convenire al risparmiatore ragionare sulla trasformazione in tasso fisso.

(04.05.2022)

(rubrica a cura del dott. Andrea Rizzini - Consulente ed Analista Finanziario)